Il carattere dell’innovazione tecnologica che si è sviluppata tra quando l’essere
umano ha smesso di essere un puro cacciatore-raccoglitore, a tempi
relativamente recenti, può essere così riassunta: creazione di muscoli
meccanici per ridurre la necessità di lavoro fisico da parte dell’uomo. Questo
sviluppo ha raggiunto il suo picco tra il diciannovesimo ed il ventesimo
secolo, abbattendo prima il numero di lavoratori necessari per l’agricoltura,
poi quelli necessari per l’industria.
In tempi più recenti – ovvero, da quando i computer sono divenuti
abbastanza efficienti ed economici – l’innovazione tecnologica si è espansa
anche verso la creazione di menti meccaniche.
Non intelligenze artificiali vere e proprie, ma programmi sufficientemente
avanzati per iniziare a sostituire gli esseri umani anche in campi che in
precedenza erano loro dominio esclusivo.
Per fare un esempio, i mercati finanziari: originariamente gestiti da broker umani, attualmente sono gestiti
pressoché interamente da softbot in
grado di comprare, vendere ed eseguire predizioni di mercato migliaia di volte
più velocemente di quanto un essere umano potrebbe mai fare. Lo sviluppo di
menti meccaniche, accoppiato agli avanzamenti della robotica, ha condotto alla
creazione di altri concorrenti al lavoro umano. Automobili senza necessità di
autista. Robot in grado di testare autonomamente migliaia e migliaia di farmaci
e condurre analisi mediche. Softbot per la compilazione della reportistica, la
gestione degli impegni, l’analisi di documentazione legale, la pubblicazione di
notizie giornalistiche. Persino per la composizione musicale automatica.
Tutti ambiti in cui l’automazione presto affiancherà ed eventualmente
sostituirà operatori umani, non appena sarà in grado di svolgere le mansioni in
modo più efficiente. Non perfetto:
solo più efficiente. Il più grande
impatto che la macchina avrà sulla società contemporanea sarà rendere obsoleti
metà dei lavoratori attualmente impiegati: una crisi economica in confronto
alla quale quella attuale non è che una trascurabile fluttuazione negativa dei
mercati. Una transizione che potrebbe e dovrebbe essere gestita con piani di
lungo corso, e che invece viene ignorata sia dalla popolazione che dalla classe
politica, e lasciata alle pure forze di mercato.
Conviene augurarsi che il proprio lavoro non possa essere automatizzato
facilmente.